Taraxacum officinale

Caltagirone
Foto della pianta
Disegno della pianta
Nome scientifico
Taraxacum officinale
Nome comune
Tarassaco comune
Specie
Taraxacum officinale
Famiglia
Asteraceae
Fioritura
da Gennaio a Dicembre
Luogo
Sicilia

Descrizione

ll Taraxacum officinale, noto anche come “dente di leone”, ha fusti semplici, fistolosi privi di foglie, alti fino a 40 centimetri. Le foglie, che sono riunite in una rosetta basale, possono essere più o meno erette o sdraiate al suolo con forma lanceolata od obovale e irregolarmente incisa; l’apice è spesso triangolare, i lobi arcuati o falciformi. Ha fiori riuniti in capolini portati singolarmente all’apice dei fusti fistolosi; i capolini formano un involucro con più serie di brattee; i fiori hanno una corolla tubolare prolungata in una ligula normalmente gialla e aranciata solo nei fiori periferici.

Storia 

Era noto già agli antichi che però non lo mangiavano, perché era considerato troppo amaro e non lo usavano molto neanche in medicina. La pianta divenne importante in seguito, durante il Rinascimento, periodo in cui viene identificata come uno dei più importanti rimedi depurativi.

Nella la Seconda Guerra Mondiale, una varietà di tarassaco venne coltivata in Russia proprio per produrre gomma per pneumatici.

Caratteristiche

Tabernaemontanus, un farmacista tedesco vissuto nel 1500 definisce il tarassaco una pianta dalle virtù ineguagliabili ma è solo nel XX secolo che si scopre veramente questa pianta, tanto che la terapia a base di tarassaco viene chiamata “tarassacoterapia”. Il lattice che fuoriesce quando si tagliano le foglie o gli steli, se ingerito può essere velenoso. 

Miti, leggende e simboli

Nella mitologia si narra che Teseo, sotto consiglio di Hecate, mangiò per 30 giorni di fila solo questi fiori, per diventare abbastanza forte e sconfiggere il Minotauro.

Secondo una tradizione popolare molto diffusa, i pappi del dente di leone sono l’oracolo più adatto per calcolare “quanto tempo ci vorrà” affinché un evento si verifichi: basta trovare un pappo dallo stelo lungo, formulare una domanda e stabilire un tempo (giorni, settimane, mesi o anni) e soffiare sul piccolo batuffolino bianco ripetendo la domanda a ogni soffio fin quando tutti i piccoli ombrellini non saranno volati via; a quel punto basterà ricordare quanti soffi sono stati fatti per avere la risposta.  Un’altra tradizione popolare narra, invece, che soffiando sul pappo si può esprimere un desiderio e che se con un sol soffio tutti i semi volano via il desiderio si avvererà a breve.