Pistacia lentiscus

Modica
Foto della pianta
Disegno della pianta
Nome scientifico
Pistacia lentiscus
Nome comune
Lentisco
Specie
Pistacia lentiscus
Famiglia
Anacardiaceae
Fioritura
da Marzo a Maggio
Luogo
Italia, Coste meridionali Atlantiche

Descrizione

Arbusto sempreverde di altezza fino a 3 m (raramente arboreo alto fino a 8 m), emana un forte odore di resina. Presenta una chioma, densa di rami a portamento generalmente orizzontale, di forma globosa, corteccia squamosa di colore grigio cenere nei giovani rami e col tronco bruno-rossastro. 

Le foglie alterne, glabre, di colore verde opaco, a margine intero, appuntite all'apice.

I fiori maschili hanno gli stami di colore rosso-bruno; i fiori femminili, con ovario superiore, sono di colore verde e mancano dei petali. In seguito alla fioritura vengono prodotti i frutti, drupe globose, di circa 5 mm di diametro, carnose, di colore rosso, nero a maturità, che contengono un solo seme.

Storia

Il nome del genere deriva dal greco pistákion “ricco di farina”. 

Il termine lentìscus identifica, in latino, questa specie. 

È spontanea in Liguria, in Sicilia e Sardegna. In Umbria e Molise è considerato specie protetta.

Caratteristiche

La resina del lentisco è detta mastice di Chio o mastic e in diverse lingue è indicata con il termine di mastice. Di colore giallo, veniva usata in passato come chewing gum anche per la sua azione benefica sul cavo orale (rassodante delle gengive e purificante dell'alito). È inoltre considerato antidiarroico. Ancora oggi, come per il passato con la resina, sciolta nella trementinapurissima, si prepara una vernice per impieghi artistici (pittura a olio e/o a tempera) sia per "mesticare" colori sia per restauri neutri su dipinti antichi. Le sue caratteristiche ne consentono infatti l'asportazione senza danno alcuno.

I riferimenti storici rispetto ai suoi usi medicinali risalgono addirittura ad Erodoto nel V° secolo a.C., ma è nella “Naturalis historia” di Plinio (23-79 d.C.) che si trova una descrizione molto accurata delle sue virtù medicamentose e il suggerimento di utilizzare anche l’olio ricavato dai frutti di Lentisco mescolato a cera per medicare le escoriazioni, nonché le foglie fresche per curare le infiammazioni del cavo orale. Anche Galeno, famoso medico di Pergamo, descrive il Lentisco nel suo libro “Le Virtù dei semplici medicamenti”.

Il legname del lentisco è apprezzato per lavori di intarsio grazie al colore rosso venato. In passato veniva usato per produrre carbone vegetale e ancora oggi è apprezzato per alimentare i forni a legna delle pizzerie, in quanto la sua combustione permette di raggiungere alte temperature in tempi rapidi.

In Sardegna l'olio di lentisco (oll'e stincu) è stato fino al XX secolo il grasso alimentare vegetale più consumato dopo l'olio d'oliva e dell'olio di olivastro. L'olio d'oliva di una certa qualità era infatti destinato alle mense dei ricchi e per le occasioni particolari, mentre gran parte dell'olio prodotto, essendo di scarsa qualità, era utilizzato prevalentemente per alimentare le lampade.

Miti, leggende e simboli

La leggenda narra che l’albero cominciò a emettere le sue “lacrime medicinali” per piangere la sorte di San Isidoro, martire cristiano, quando passò per un bosco di lentisco nel 250 d.C., periodo a cui risale l’inizio della coltivazione intensiva della Pistacia lentiscus nell’isola di Chios.