Descrizione
Pianta suffruticosa, alta fino a 50 cm, con foglie argentee, lineari-filiformi; i capolini, di colore dorato brillante, sono riuniti in una densa infiorescenza corimbosa; i frutti sono lucenti, bianchi, di forma cilindrica.
Storia
In Grecia e soprattutto a Roma il colore dei suoi capolini spingeva le persone a intrecciarne corone per adornare le statue di Apollo e Atena. Il nome elicriso infatti è composto da due parole greche che significano proprio “sole d’oro”.
Caratteristiche
L'elicriso come pianta officinale era già conosciuta e apprezzata in epoca greco-romana e nel medioevo. In epoca recente non solo sono state confermate le virtù già note, ma se ne sono scoperte altre, per merito inizialmente di un medico condotto toscano, Leonardo Santini.
La pianta fiorita ha un profumo caratteristico molto aromatico. Essa contiene un olio essenziale, acido caffeico, acido ursolico, resine, mucillagini e sostanze coloranti che nell'insieme prendono il nome di elicrisina. I diversi preparati a base di elicriso possono trovare impiego nelle malattie dell'apparato respiratorio, nelle malattie reumatiche e allergiche, nelle malattie epatiche, nelle flebiti, nelle cefalee e perfino nelle ustioni e per curare i geloni.
Miti, leggende e simboli
In mitologia, Elicrisa è la ninfa che diede il nome all’elicriso, perché fu la prima a coglierlo. Secondo la leggenda, la pianta d’elicriso nasce da una bellissima ninfa dai capelli dorati, la quale amando, non corrisposta, un Dio, alla sua morte fu trasformata in un elicrisio dagli altri dei impietositi.
Un antico proverbio dice: “Di fortuna resti intriso, chi si adorna di elicriso”.
Un mazzetto d’elicriso, lasciato essiccare tutto l’anno e poi fatto bruciare la notte di San Giovanni, permetterebbe di conquistare la persona amata. Questa pianta è molto legata ai “rituali del fuoco” delle feste di San Giovanni.