Descrizione
Cespuglio o piccolo albero alto da uno a cinque metri, con odore resinoso. Il fusto ha corteccia bruno rossastra, liscia nei rami giovani, con lenticelle lineari longitudinali di 1 mm. Le foglie sono decidue, alterne, con picciolo rossastro, un po' allargato alla base.
Storia
Pare che gli antichi Egizi usassero bruciare la resina di terebinto durante le cerimonie religiose: il fumo aveva la funzione di mandare verso il cielo e quindi verso le divinità le preghiere e, se inalato, poteva dare effetto a visioni di realtà differenti (effetto psicoattivo). Per gli Ebrei che vissero in Egitto, il terebinto era simbolo di Immortalità e sacro a Jahvè; per questo motivo, spesso i morti venivano sepolti sotto l’albero del terebinto, come nel caso della famiglia di Saul.
Caratteristiche
Pianta rustica molto resistente alla siccità, dotata di un apparato radicale sviluppato e profondo che resiste bene anche al gelo; grazie a queste sue caratteristiche è utilizzata come porta-innesti per il pistacchio (Pistacia vera L.). Il suo legno, particolarmente duro, viene utilizzato per ricavarne oggetti col tornio.
Dalla corteccia si estrae una resina, la trementina di chio, dotata di proprietà astringenti, digestive, emostatiche ed espettoranti. In Oriente viene usata come masticatorio per profumare l'alito e rinforzare le gengive; per lo stesso scopo in Spagna veniva prodotto dalle galle un vino astringente.
Miti, leggende e simboli
Il Terebinto è citato nella Bibbia, nel libro del Siracide, ma anche nel primo libro di Samuele, quando si narra del gigante filisteo Golia, che nella valle del terebinto terrorizzava gli eserciti ebraici per poi essere sconfitto dal piccolo Davide, prescelto dal Signore e chiamato a sostituire Saul.
Il Terebinto è anche citato anche nel Libro dei Giudici, il che fa pensare che la pianta fosse nota sin dalle epoche più antiche.