Descrizione
L'Acanto è una pianta erbacea perenne cespugliosa con grandi foglie lucide e oblunghe, frastagliate di fiori bianchi e azzurri in un'alta spiga elegante e slanciata che appare in estate. Cresce spontaneamente sulle colline dell'Italia centrale e insulare e viene coltivato in giardino per la notevole bellezza del fogliame e la grazia della fioritura. In particolare l’Acanthus Mollis si presenta con grandi foglie lobate pennato-partite, dal margine dentato, molto eleganti, lunghe fino a 80 cm, di colore verde-scuro, lucide dalla parte superiore, con fiori dalla corolla bianco-rosea, riuniti in lunghe infiorescenze a spiga alte oltre 1 m, che da maggio a luglio si ergono sopra il fogliame.
Storia
Il nome deriva dal greco ἄκανϑος (àcanthos) che significa spina (ackè), per via delle estremità appuntite delle foglie e delle capsule che racchiudono i semi, in particolare nell'Acanthus spinosus. La bellezza dell’acanto è riconosciuta anche negli antichi testi classici; Virgilio, per esempio, già nel 50 a.C. immaginava la bellissima Elena di Troia con un abito, il peplo (tipico abito greco), di colore bianco e con gli orli adornati da foglie di faggio e di acanto. Mentre il celebre scrittore romano Gaio Plinio Secondo, conosciuto come Plinio il Vecchio, nel 50 d.C. nei suoi trattati di botanica, suggeriva di adornare i giardini romani con le eleganti piante d’acanto.
Caratteristiche
Desidera esposizioni ombreggiate e fresche, terreno umido ma ben drenato, teme il gelo intenso.
Si moltiplica per divisione dei cespi in primavera, o con la semina.
Miti, leggende e simboli
Era considerato simbolo di verginità, in quanto pianta spontanea che cresce in terra non coltivata. Nel cristianesimo primitivo e poi in quello medievale l'acanto era simbolo della Resurrezione.
Narra la mitologia greca che Acanto fosse una ninfa desiderata dal divino Apollo, ma che non ne ricambiava l’amore. Un giorno Apollo decise di rapirla, ma lei reagì tentando la fuga; quando il dio del sole la raggiunse, la povera Acanto tentò di divincolarsi graffiando il volto del bellissimo Apollo, che la punì trasformandola in una pianta ‘’amata dal sole’’.
Iconografia
Linee ispirate alle foglie di Acanthus spinosuse di Acanthus mollis furono molto utilizzate come ornamento (analogo alle palmette) dei capitelli nell'antica architettura greca (ordine corinzio) e romana (ordine composito). La relazione tra l'ornamento e la pianta di acanto è stata messa in discussione dallo storico Alois Riegl nel suo libro Stilfragen, dove si sostiene che l'ornamento architettonico fosse in origine quello delle palmette e che solo in seguito assunse le forme dell'Acanthus spinosus. Nel linguaggio delle piante rappresenta il prestigio e il benessere materiale, poiché in passato veniva utilizzato per adornare le vesti dei personaggi più illustri.
Note bibliografiche
Pascoli, G., collezione Myricae, Acanto.
Acanthus, su The Plant List.
Riegl, A., tr. Kain, E., Problems of style: foundations for a history of ornament (Princeton, 1992), p. 187-206.
Cattabiani, A., Florario, Milano, Arnoldo Mondadori, 1996, p. 591