Calamintha Grandiflora

Palazzolo Acreide
Foto della pianta
Disegno della pianta
Nome scientifico
Calamintha Grandiflora
Nome comune
Mentuccia Montana
Specie
Calamintha Grandiflora
Famiglia
Lamiaceae
Fioritura
da Luglio a Settembre
Luogo
Palazzolo Acreide

Descrizione

È una pianta erbacea, che va dai 20 ai 50 cm, a ciclo biologico perenne, con gemme svernanti al livello del suolo e protette dalla lettiera o dalla neve e sono dotate di un asse fiorale eretto e spesso privo di foglie. La pubescenza è formata da peli crespi lunghi fino a 1 mm. Nell'infiorescenza sono presenti pochi fiori e in genere sono più grandi delle foglie ascellanti. I peduncoli dei fiori sono lunghi 3 – 5 mm.

Storia

Il termine Calamintha deriva dal greco e vuol dire “bella menta”; il suo aspetto, in effetti, è abbastanza simile a quello della menta.

Caratteristiche

Sul territorio italiano è una specie comune ed è distribuita ovunque (a parte la Corsica). 

Miti, leggende e simboli

Nella mitologia l’origine di questa pianta è da rintracciare nella ninfa Mintha, compagna del dio dell’oltretomba Plutone. Quest’ultimo, infatuato di Persefone, la rapì per sposarla ancora fanciulla. Ciò sconvolse la vita della ninfa che delusa e arrabbiata per essere stata ‘’lasciata’’ da Plutone in favore di Persefone, si abbandonava a scene di gelosia e tormenti, fin quando un giorno la stessa Persefone, per non sentirla più, la schiacciò sotto i piedi, trasformandola nella ‘’menta’’. Altri raccontano che fu Ade, con la sua magnanimità, a concedere alla ninfa di rinascere sotto forma di quest’erba odorosa. Un’altra leggenda vuole che sia stato Giove, padre degli dei, a crearla, e che vistosi rifiutare da Mintha decise di castigarla trasformandola in una pianta. Una pianta ‘’fredda’’ così come fredda era stata la ninfa nei suoi confronti. Per gli antichi Egizi la menta era sacra al dio Iside e al dio della medicina Thot; solo ai sacerdoti era concesso di utilizzarla. 

I latini la vietavano ai soldati perché si pensava minasse il vigore fisico in battaglia. 

Note bibliografiche

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