Descrizione
È una pianta erbacea geofita bulbosa, alta 10–15 cm.
Ha sembianze in comune con Ophrys oxyrrhynchos e Ophrys tenthredinifera e secondo alcuni potrebbe aver avuto origine da un'ibridazione naturale tra le due specie.
L’infiorescenza contiene da 4 a 10 fiori piccoli, con sepali bianco-rosati, talora con sfumature verdi e petali triangolari, in genere dello stesso colore dei sepali oppure giallastri.
Il labello è trapezoidale, chiaro e villoso al margine, rosso-brunastro al centro, ove è presente una piccola macchia lucida grigio-violacea, a forma di farfalla, con un margine chiaro; l'appendice apicale è grande, giallo-verdastra, romboidale o tridentata, curva verso l'alto.
Storia
La pianta è stata descritta per la prima volta sotto il nome di Ophrys dal botanico avolese Giuseppe Bianca (1801-1883), il quale comunicò la scoperta al direttore botanico di Palermo Agostino Todaro e al botanico napoletano Giovanni Gussone. Quest’ultimo pubblicò “Flora sicula” e attribuì alla pianta il nome di Ophrys Bianca, poi Orchidea sicula e successivamente Ophrys Bianca.
Il nome deriva dal greco ophrys = sopracciglio, forse perché questo tipo di fiore veniva utilizzato per ricavare tinture per capelli e sopracciglia o, forse, per la forma dei tepali interni, simili appunto a sopracciglia.
Caratteristiche
Le Ophrys hanno un complesso meccanismo di impollinazione, in cui il labello simula, per forma e odore, un imenottero femmina e attrae i maschi che, tentando di copulare con esso, determinano l'attaccamento del pollinario al loro corpo; la capsula contiene numerosissimi e piccolissimi semi che nonostante la scarsità di sostanze di riserva riescono a germinare con l'aiuto di un fungo simbionte del genere Rhizoctonia.
Note bibliografiche
Trigila, M., Le orchidee degli Iblei, Ispica, 2014, p. 56.