Villa Romana del Casale

Piazza Armerina
Dettaglio
Anno
IV secolo d.C.

Descrizione

La villa si sviluppa in 48 ambienti (circa 3500 metri quadri di superficie) ricoperti da mosaici in perfetto stato, forse eseguiti da maestri africani, che permettono di ripercorrere la storia del più grande fra gli Imperi, con le scene di vita quotidiana, le raffigurazioni di eroi e divinità, le scene di caccia e di giochi.

Ognuno dei quattro nuclei della villa è disposto secondo un proprio asse direzionale, tutti convergenti al centro della vasca del peristilio quadrangolare. Nonostante le apparenti asimmetrie planimetriche, la villa sarebbe il frutto di un progetto organico e unitario che, partendo dai modelli correnti nell'edilizia privata del tempo (villa a peristilio con aula absidata e sala tricora), vi introdusse una serie di variazioni in grado di conferire originalità e straordinaria monumentalità all'intero complesso.

Le rappresentazioni sono state orientate in modo che il lato frontale sia rivolto sempre verso l'ingresso di ogni stanza. La struttura della domus con le sue 48 stanze si articola attorno al peristilio quadrangolare (luogo circondato da colonne) cui si accede dal vestibolo (spazio dinanzi la porta esterna della villa) e la cui pavimentazione raffigura una cerimonia di sacrificio ai Lari, le divinità protettrici della famiglia.

Il pavimento del peristilio è interamente mosaicato con disegni di felini, leoni, antilopi, tori, cinghiali, cavalli selvatici, cervi e arieti all'interno di figure geometriche circolari inscritte in quadrati. Il tutto è decorato da corone di alloro.

Le pareti esterne del portico sono interamente ricoperte da decorazioni pittoriche mentre le pareti interne sono delimitate da colonne in granito.

Il giardino del peristilio presenta una grande fontana composta da tre vasche, rivestita in marmo all'esterno e in mosaico all'interno. Al centro della vasca più grande è stata rinvenuta una base ottagonale con una statuina marmorea.

Dal peristilio attraverso due scalinate si accede all'ambulacro meglio conosciuto come Corridoio della Grande Caccia, che contiene immagini relative a battute di caccia in Africa e in Asia che i romani erano soliti fare per approvvigionarsi di animali da esibire nei circhi.

Di grande ufficialità anche per le sue dimensioni (circa 65 metri di lunghezza), il corridoio presenta due absidi (nicchie) colonnate, rivestimento marmoreo parietale e un portico. All'estremità sono rappresentate sotto forma di figure femminili le due province estreme dell'impero romano: l'India a destra e la Mauritania a sinistra.

Nella parte sinistra del corridoio invece, le cinque province che formavano la diocesi dell'Africa: Bizacena, Mauretania, Numidia, Proconsolare e Tripolitania. Per ogni provincia è rappresentata una scena di caccia con un animale tipico del luogo, mentre gli animali catturati vengono trasportati al porto di Cartagine ed imbarcati. Al centro del corridoio è raffigurato lo sbarco degli animali al porto di Ostia.

A fianco del corridoio, preceduto da un portico di forma ellittica, è sistemato il triclinio (sala da pranzo) ovoidale mentre lungo i fianchi del peristilio, ci sono una serie di stanze private alcune delle quali riservate alla servitù.

Questa porzione della villa era destinata al padrone e alla sua famiglia ed è costituita, oltre che da stanze strettamente private, anche da una serie di ambienti di servizio. In questi ultimi predominano mosaici a motivi geometrici e le pareti sono tutte affrescate.

La sala più celebre raffigura dieci ragazze in bikini impegnate in uno spettacolo in onore della dea del mare Teti. Varie le competizioni ginniche: lancio del disco, gioco con palla, esercizi coi pesi in mano e corsa campestre. In basso a sinistra, l'incoronazione delle due vincitrici.

Attraverso il Corridoio della Grande Caccia si accede pure alla Basilica. L'ambiente è absidato decorato con granito rosa e il pavimento, di cui ci è pervenuto poco, è in marmo. Anticamente anche le pareti erano rivestite in marmo mentre al centro dell'abside si trova un'edicola e una grande nicchia che probabilmente ospitava la statua di Ercole, la cui testa è stata trovata presso il complesso termale.

La Basilica riveste un carattere di eccezionalità fra gli ambienti della villa sia per la decorazione del pavimento, per cui sono stati utilizzati marmi policromi provenienti dall'Africa, sia per la posizione all'interno della villa stessa. La sua destinazione dovette essere pubblica. A sinistra della Basilica è collocato un appartamento destinato molto probabilmente alla domina, signora della casa. Si tratta di una sala absidata  e di un cubicolo (stanza da letto) con alcova rettangolare e decorazioni musive raffiguranti maschere teatrali, le stagioni e il celebre medaglione centrale con gli amanti.

Sul lato destro della Basilica si trova un altro appartamento composto da un portico semicircolare, da un cortiletto coperto, da una sala absidata e da due vani con anticamera. Il cortiletto è pavimentato con un elegante lastricato in calcare locale con un'edicola rivestita in marmo che gli conferisce l'aspetto di un piccolo ninfeo.

A sinistra del portico si trova un cubicolo con alcova e relativa anticamera. I mosaici di questi ambienti raffigurano Eros e Pan e una caccia di animali domestici condotta da nove fanciulli che si divertono giocando. I pavimenti della stanza absidata e la relativa anticamera invece, rappresentano bambini che gareggiano guidando bighe di volatili, suonando e cantando vestiti da attori.

Dall'angolo sud-ovest del peristilio quadrangolare si accede alle terme della domus. All'interno delle terme si trovano: la Sala delle unzioni, piccolo ambiente quadrato i cui mosaici ritraggono schiavi intenti a ungere il corpo dei bagnanti; il Frigidarium a pianta ottagonale, destinato ai bagni in acqua fredda, la cui decorazione musiva ricorda l'ambiente marino con amorini pescatori attorniati da tritoni, ninfe e delfini; il Tepidarium con i suoi forni che servivano a scaldare l'acqua e a tenere caldi gli ambienti. Le pareti sono foderate da tubuli con fori laterali per una migliore diffusione del calore tra colonna e colonna. Dal Frigidarium si intravede la piscina ed il tratto termale dell'acquedotto.

C'è inoltre, la Sala del Circo di forma allungata e arrotondata adibita a palestra. Il mosaico della stanza riproduce un circo identificato con il circo Massimo a Roma. Passata l'edicola di Venere, luogo in cui un tempo si trovava la statua della Dea, si raggiunge il cortile poligonale.

La villa "a padiglioni" o "a nuclei" non è una tipologia isolata a Piazza Armerina, ma, oltre a essere documentata in un'altra villa siciliana presso Noto, ha precise corrispondenze in ville africane e deve il suo modello originario alla villa Adriana di Tivoli.

Dal 1997 la Villa fa parte dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO.

Riferimenti storici

La scoperta della Villa si deve a Gino Vinicio Gentili, che nel 1950 ne intraprese l'esplorazione in seguito alle segnalazioni degli abitanti del posto. Basandosi principalmente sullo stile dei mosaici, lo scopritore datò in un primo momento l'impianto della sontuosa abitazione – sorta su una più antica fattoria – non prima della metà del IV secolo; successivamente lo stesso studioso assegnò la villa all'età tetrarchica (285-305). Secondo Ranuccio Bianchi Bandinelli la villa va datata al primo venticinquennio del IV secolo. 

Gli esami sulle murature hanno datato la villa e i mosaici stessi a una successione di tempi che va all'incirca dal 320 al 370.

L'identificazione del proprietario è stata a lungo discussa e molte diverse ipotesi sono state formulate. Secondo una prima ipotesi, il proprietario della villa sarebbe stato il tetrarca Massimiano (285-305), ritiratosi qui dopo la sua abdicazione. Gli studi storici successivi hanno tuttavia dimostrato che Massimiano trascorse in Campania, e non in Sicilia, i suoi ultimi anni. Più di recente il proprietario della villa era stato identificato con Massenzio, figlio di Massimiano (305-312).

In realtà, nulla ci obbliga a vedere nella villa di Piazza Armerina una residenza imperiale. Negli ultimi anni, del resto, gli scavi hanno dimostrato che il possesso di dimore sontuose e con marcato carattere di rappresentanza era un fenomeno molto diffuso e nient'affatto eccezionale nell'alta aristocrazia romana.

L'ipotesi attualmente più accreditata identifica il proprietario con una prestigiosa figura dell'età costantinianaLucio Aradio Valerio Proculo Populonio, governatore della Sicilia tra il 327 e il 331 e console nel 340.

Note bibliografiche

AAVV, La villa romana del casale di Piazza Armerina, Genova, SAGEP, 2010

Bianchi Bandinelli, R. Torelli, M., L'arte dell'antichità classica, Etruria-Roma, Torino, UTET, 1976

Salvatore Settis, “Per l'interpretazione di Piazza Armerina. Antiquité 87”, in Mélanges de l'Ecole Française de Rome, vol. 2, 1975, pp. 873–994