Ophrys bombyliflora

Modica
Foto della pianta
Disegno della pianta
Nome scientifico
Ophrys bombyliflora
Nome comune
Ofride fior di bombo
Specie
Ophrys bombyliflora
Famiglia
Orchidaceae
Fioritura
da Marzo a Maggio
Luogo
Italia, Spagna, Balcani

Descrizione

Pianta alta 5-20 cm, ha fusto eretto e foglie oblunghe-lanceolate, riunite in rosetta basale. 

Brattee di colore verde chiaro più corte dell’ovario, ha fiori relativamente piccoli; sepali ovali, larghi e arrotondati, piani o debolmente concavi, di colore verdastro. 

Petali molto più piccoli, triangolari, pelosetti, di colore verdastro all’apice e bruni alla base con labello trilobo, con lobi laterali riflessi a formare due gibbosità basali pronunciate e villose. 

Lobo mediano nettamente convesso, glabro e di colore plumbeo alla base, brunastro e irsuto all’apice, apicolo consistente, verdastro, rivolto all’indietro.

Storia

Il nome del genere Ophrys ha origine dal greco e significa sopracciglio in riferimento alla pelosità del labello. L’epiteto specifico bombyliflora deriva dal greco bombýlios, bombo per la somiglianza del labello agli imenotteri del genere Bombus.

Nel medioevo le radici di queste piante erano usate per la preparazione di filtri amorosi. I Greci la chiamavano kosmosandalon, "sandalo del mondo", per via della forma del labello che può ricordare la punta di una scarpa.

Caratteristiche

La bellezza di questi fiori ha evocato il simbolo dell'armonia e della perfezione spirituale. 

L'orchidea è mitica grazie alla sua perfezione, è l'immagine della bellezza assoluta. 

Miti, leggende e simboli

È il simbolo dell'eterna giovinezza, grazie alla sua eccezionale durata di vita e fioritura.

Una leggenda narra di Orchide, un giovinetto bellissimo che all’inizio dell’adolescenza vide mutare progressivamente il suo corpo: inizialmente gli spuntarono due floridi seni, poi l’intera figura si modellò in un modo che rese impossibile definirne il sesso. Per questo suo particolare aspetto, ragazzi e ragazze lo sfuggivano, trovandolo così ambiguo e diverso da tutti: un ermafrodito. Il suo stesso carattere iniziò a presentare lati dissonanti: a volte timido e introverso, altre volte aggressivo e impudico, come le divinità dell’amore.

Ben presto, tutto questo gli diventò assolutamente insopportabile e Orchide decise di togliersi la vita gettandosi da una rupe. Sul prato sul quale il suo corpo si infranse tra macchie e rivoli di sangue, qualche dio pietoso fece nascere d’incanto una miriade di fiori diversi, simili per la loro splendida originalità: le orchidee.

A ricordo di quella tragica fine, ma forse, più semplicemente, perché nelle orchidee sono celati sia i segni della virilità, sia quelli della femminilità, gli efebi ateniesi portavano sul capo coroncine di orchidee intrecciate; così adornati e vestiti di bianco, colore simbolo della purezza, cantavano le lodi ai loro dei.