Giovanni Vermexio

Giovanni Vermexio

Title: Chiesa di S. Filippo Neri

Chiesa di S. Filippo Neri

Descrizione

È una delle chiese più importanti di Ortigia. 

Il portale principale di forma rettangolare possiede, ai suoi vertici, due mascheroni grotteschi, da cui partono due sirene, da cui è scolpita una piccola figura simile ad una lucertola, che rappresenterebbe la firma dell’architetto. L’interno della Chiesa presenta un’unica navata con decorazioni corinzie e stucchi di tonalità chiara. La facciata  presenta colonne in stile ionico con decorazioni geometriche ed è composta da due ordini architettonici: nel primo i tre ingressi sono sovrastati da timpani, con a fianco semicolonne con capitelli; Il secondo è delimitato da una cornice gettante e tre grandi finestre, che ripetono simmetricamente le aperture inferiori e conferiscono linearità ed eleganza all'insieme. Sulla pavimentazione c'è raffigurato un enigmatico disegno astratto che formerebbe una “Croce”, dove al centro vi è la botola dell’ossario in cui venivano sepolti i parrocchiani di allora. 

L'Abside è caratterizzata da un duplice arco di trionfo, sormontato al centro da uno scudo sostenuto da due putti, probabile emblema nobiliare della famiglia De Grande.

Riferimenti storici

Nel 1741, il vescovo di Siracusa monsignore Testa, oltre a cambiare l'oratorio di San Filippo Neri in Collegio di S. Carlo, mantenne l'antico nome. La fondazione della chiesa si deve alla nobildonna Margherita De Grandi, che donò i suoi averi per la realizzazione. Dopo la legge di soppressione del 1866, la chiesa restò aperta al culto e assegnata al Municipio che la concesse, il 1 aprile 1874, ai Confrati dei Bianchi pace e carità.

Iconografia

Accanto al portale principale, due tele raffigurano il martirio di Santa Lucia e quello di Sant’Agata; nel transetto destro è collocato il dipinto ottocentesco “Gesù nell’Orto degli ulivi”, del pittore napoletano Giuseppe Mancineli, mentre in quello sinistro si trovano un crocifisso ligneo settecentesco e nicchie di piccole reliquie, soprattutto parti di organi e scampoli di tessuti.

Title: Palazzo del Vermexio

Palazzo del Vermexio

Descrizione

Il palazzo del Vermexio, detto anche Palazzo del Senato, era, in origine, un cubo perfetto, diviso a metà altezza da un lungo balcone che separa, anche stilisticamente, i due ordini: l’inferiore rinascimentale, il superiore barocco. 

Il primo piano è impostato su schemi classici, con le grandi finestre timpanate, le paraste decorate in bugnato dorico toscano e la trabeazione decorata con triglifi e metope. 

Chiude la costruzione una vasta decorazione con festoni, tra i capitelli ed un cornicione fortemente aggettante. In esso Vermexio volendolo quasi “firmare”, vi scolpì nell’angolo sinistro, un minuscolo geco (detto in siracusano “scuppiuni”) o lucertola: epiteto conferito all’architetto a causa della sua rara magrezza ed altezza. All’interno dell’atrio è parcheggiata la carrozza settecentesca (1763) del Senato, realizzata su modello delle berline austriache. 

I sotterranei del palazzo invece hanno restituito i resti di un primitivo tempio in stile ionico, risalente alla seconda metà del VI sec. Il basamento misura 59 x 25m. 

Sono sopravvissuti i frammenti di un enorme capitello e la parte inferiore di una colonna, che ha, la caratteristica di essere rivestita, fino a una certa altezza, da una fascia non scanalata, nella quale dovevano trovare posto dei bassorilievi.

Riferimenti storici

I più importanti interventi architettonici che riguardano il Palazzo Vermexio furono la realizzazione di un attico nel 1870 e, intorno agli anni ‘60, l’aggiunta di un nuovo fabbricato.

Gelone, una volta giunto al potere, abbandonò il progetto del tempio ionico preferendo avviare i lavori per la costruzione dell’Athenaion dorico.