Palazzo

Palazzo

Title: Palazzo Beneventano del Bosco

Palazzo Beneventano del Bosco

Descrizione

All'ingresso del palazzo vi è un atrio composto da una volta con stucchi e da qui si aprono altri due portali che giungono all’interno del palazzo. 

Proseguendo dritti, ci si trova di fronte ad un cancello in ferro battuto, recante nella sua cima lo stemma nobiliare dei Beneventano. La pavimentazione del cortile è composto da un elaborato acciottolato bianco e nero, che disegna per terra un fantasioso tappeto di pietra. 

Nel balcone centrale vi è un monolite con le armi gentilizie dei Beneventano e l'epigrafe che ricorda la visita del Re di Borbone. La sua facciata si divide in tre ordini i cui lati sono delimitati da pilastri a gradoni. Le sei aperture laterali sono sormontate da timpani di forma semicircolare. La trabeazione, in stile merlato, cinge la parte superiore della facciata e presenta al centro un lavorato timpano triangolare. 

All’interno, le stanze sono riccamente decorate da affreschi policromi, stucchi e da cristalli, che provengono da Malta e Venezia. È presente anche la collezione di stampe antiche, raffiguranti mappe della città, della Sicilia e dell’Italia, e la lapide in onore della visita al palazzo di re Ferdinando. 

Il terzo piano del palazzo è composto da formelle poligonali che delimitano tutti i balconi, che sono sormontate da frontoni fregiati, con elaborate figure floreali scolpite in bassorilievo. Infine il frontone centrale corona la facciata del palazzo.

Riferimenti storici

Prima di essere acquistato dalla famiglia nobiliare Beneventano del Bosco, questo palazzo era un sito quattrocentesco, fatto costruire dagli Arezzo, e aveva ospitato, tra le sue mura, importanti organi giuridici e amministrativi come la Camera Regionale di Siracusa, il Senato della città e la Commenda dei Cavalieri del Santo Sepolcro. 

Il palazzo fu distrutto dal violento terremoto del 1693. 

I Beneventano furono un'antica casata nobiliare di Siracusa, Modica e Lentini. Essi possederono numerosi feudi e nelle citate città occuparono sempre posizioni di primo piano. Si chiamarono Beneventano "del Bosco" perché avevano un vasto feudo tra Siracusa e Floridia. 

Il re Ferdinando III di Borbone venne a Siracusa nel 1806, dove alloggiò durante la sua permanenza al palazzo. 

Vi soggiornò anche l'ammiraglio britannico Horatio Nelson, quando approdò con la sua flotta a Siracusa. 

Nel 1778 l’immobile fu acquistato dal barone Guglielmo Beneventano.

Title: Palazzo Beneventano

Palazzo Beneventano

Descrizione

È stato ricostruito dopo il terremoto del 1693. 

Molto vistose sono le decorazioni grottesche e appariscenti che dominano i balconi: ogni balcone è sostenuto da mensoloni raffiguranti animali fantastici e mascheroni antropomorfi. Grazie ai ghirigori ricurvi in ferro battuto, i balconi dominano la scena, creando degli interessantissimi giochi di luce che movimentano tutta la struttura. I colori tenui della facciata, che si contrappongono al colore scuro del ferro battuto, rendono questa costruzione leggera, elegante, sofisticata e allo stesso tempo bizzarra e fantastica. In cima al cantonale svetta lo stemma della famiglia Beneventano, ornato da due teste di mori, diventato uno dei simboli di Scicli, dove alla base troviamo S. Giuseppe. La presenza dei putti negroidi nello stemma di famiglia probabilmente è da collegare al fatto che i Beneventano erano attivi nel commercio di schiavi nel Mediterraneo.

Riferimenti storici

I mascheroni, le espressive decorazioni e i mensoloni sembrano seguire un filone narrativo che rimanda alle scorribande dei Saraceni e dei pirati del Mediterraneo, e alla loro conseguente cattura, tanto che la maggior parte delle sculture hanno espressioni aggressive, quasi spaventose, proprio a voler narrare a chi li osserva la paura di quei momenti.

Iconografia

Una Madonna guerriera, incursioni saracene, angeli e demoni come sicuri custodi del tempo, tutto in essa si combina e la religiosità in accordo con la vita civile, per un gusto barocco del vivere.

Title: Palazzo Bongiovanni

Palazzo Bongiovanni

Descrizione

La facciata del palazzo possiede un elegante portale arcuato, al cui centro reca un mascherone barocco dalle sembianze mostruose, accanto al quale vi sono finestrelle quadrangolari racchiuse da inferriate in ferro battuto. Il balcone centrale del palazzo, convesso verso l'esterno, è sostenuto da mensoloni a protomi umani, arricchito ai lati da contrafforti a spirale ed obelischi in altorilievo. Esso è racchiuso da un’inferriata bombata, sormontati da timpani circolari di tipo spezzato arricchiti da bassorilievi che raffigurano ghirlande floreali. Quest'ultima decorazione è presente negli altri tre balconi, che occupano la parte sinistra del palazzo, sopra i quali vi è una serie di finestre, lucernari di forma rettangolare. 

Il portone è sovrastato da una maschera, sopra la quale si trova la figura di un leone che regge un cartiglio, ovvero una raffigurazione dipinta o scolpita con un’iscrizione ornamentale, e che funge da sostegno centrale di un balcone sagomato. 

La finestra centrale è segnata da volute.

Riferimenti storici

Il cognome Bongiovanni risale al 1492, cioè all'anno in cui molti ebrei si convertirono al cristianesimo, tanto che venivano chiamati con il nome del Battista e venivano battezzati con il nome Giovanni. Orazio Bongiovanni era barone romano e marchese di Poggio Manente, ma il suo titolo fu trasferito il 24 marzo 1700 a Marco Antonio Florenzi, con il permesso di Innocenzo XII.

Title: Palazzo Iatrini

Palazzo Iatrini

Descrizione

L’esterno offre un magnifico balcone, sorretto da ricche mensole ad intaglio con maschere. L’interno presenta numerosi ambienti, con un’accogliente corte con cisterna, sedili e giardino.

Title: Palazzo delle Poste

Palazzo delle Poste

Descrizione

L’edificio è a corte interna, formato in pianta da due anelli concentrici, di cui quello esterno era accessibile al pubblico mentre quello interno era occupato dagli uffici che si aprivano sulla corte. 

L'esterno, rivestito in pietra calcarea locale, esprime un'aura di monumentalità enfatizzata dalle due torri angolari, dove sono contenuti gli ingressi. 

L'interno è reso nobile dall'uso degli ordini architettonici negli ambienti di collegamento, ossia atri e corridoi, mantenendo uno stile classico nelle decorazioni.

Caratteristiche sono le due torri angolari, che si trovano agli ingressi.

Riferimenti storici

Fu il re Vittorio Emanuele III a posare la prima pietra.

Il suolo dove sorse il palazzo delle Poste venne donato dal Comune di Siracusa con atto in data 19 ottobre 1922.

Oggi è diventato Ortea Palace Luxury Hotel con 75 camere che non hanno modificato l’eleganza e lo stile dello storico Palazzo delle Poste.

Title: Palazzo Nicolaci

Palazzo Nicolaci

Descrizione

L’inizio dei lavori cominciò nel 1720, anche se fu completato da Vincenzo Sinatra soltanto nel 1765. Residenza nobiliare urbana della famiglia Nicolaci, in pieno stile barocco, la facciata è caratterizzata da un ampio portale fiancheggiato da due grandi colonne ioniche e sormontato da una balconata; ai lati troviamo una sequenza di balconi delle inferriate in ferro ricurvo, sorretti da mensoloni in pietra scolpita con le sembianze di figure quali sirene, leoni, sfingi, ippogrifi, cavalli alati e angeli.

L’edificio si articola su quattro piani: il pianterreno, detto “dammusato”, destinato alle scuderie ed ai magazzini per le scorte di generi alimentari; il primo piano, detto “mediastino”, era l’abitazione del barone, Giacomo Nicolaci, committente dell’edificio; il piano superiore era adibito a residenza nobile dei familiari; l’ultimo piano, il sottotetto, era destinato alla servitù.

Riferimenti storici

L’ala principale di palazzo Nicolaci è stata acquistata dal Comune di Noto nel 1983 ed è stata completamente recuperata grazie ad una serie di restauri, operati dalla Soprintendenza ai Beni Culturali di Siracusa sotto la guida dell’architetto Giovanna Susan. Questi interventi sono stati mirati al ripristino degli appartamenti, con il rifacimento dei pavimenti, delle carte da parati, del restauro dei dipinti e degli affreschi che decoravano tutti gli ambienti del piano nobile.

Iconografia

Sulla facciata del palazzo sono state scolpite figure grottesche come ippogrifi, leoni, sfingi, sirene, angeli e cavalli alati. 

All’interno dell’edificio, nel Salone delle feste, troviamo sul soffitto una copia dell’allegoria del carro di Apollo che insegue l’Aurora, di Guido Reni.

Title: Palazzo Impellizzeri

Palazzo Impellizzeri

Descrizione

Il prospetto presenta una trabeazione decorata con motivi floreali e sul cornicione volti umani. Sulla pavimentazione policroma interna, si trovano gli stemmi dei casati e la lettera "G” che indica l'appartenenza ai Loggia. 

Presenta una facciata in cui si susseguono finestre e balconi dalle linee sinuose. 

La pietra da taglio ricopre le parti più importanti della facciata. L’ampio portale da accesso al piano nobile tramite una scalinata e all’ingresso sono murate due lapidi. 

Dispone internamente di oltre sessanta vani distribuiti sui tre ordini e ristrutturati nel tempo. Nella prima stanza del quarto nobile è riportata al centro del soffitto lo stemma della Famiglia: un pesce d’argento che nuota in un mare agitato, d’azzurro e d’argento. Attualmente il Palazzo è sede della Sezione d’Archivio di Stato di Noto e un'ala dello stesso è abitata dalla famiglia. 

Riferimenti storici

Originari dei regni di Castiglia e di Valenza, gli Impellizzeri furono cavalieri a servizio di Re Martino nel XIV secolo. 

Title: Palazzo della Cancelleria

Palazzo della Cancelleria

Descrizione

Il palazzo venne edificato dalla famiglia Nicastro, nella prima metà del XVIII secolo.

Il prospetto principale si affaccia su una piazzetta in cui confluiscono due diramazioni della lunga scalinata. Il balcone è sorretto da cinque enormi mensole di stile ancora seicentesco, che disegnano tre grandi volute, dietro la ringhiera in ferro battuto. L'apertura è incorniciata da due lesene, con volti di cherubini e sormontata da un timpano dalle linee spezzate. Il sottostante portale d'ingresso, probabilmente costruita in epoca successiva, con le sue linee fortemente aggettanti fuoriesce dallo spazio scandito dalle due lesene laterali. Il prospetto laterale, anch'esso delimitato da alte lesene, ospita due finestroni raccordati con una cornice mistilinea con i balconi del primo piano; questi sono di dimensione più contenute, rispetto alla tribuna principale ma ne ripetono il motivo seicentesco nelle mensole, a due sole volute. 

Riferimenti storici

I Nicastro, presenti a Ragusa dal 1577 con Mariano Nicastro non partecipavano attivamente alla vita sociale tramite cariche elettive, né erano annoverati fra i nobili dell'antica Ragusa, solo  dopo il  matrimonio di Filippo Nicastro con la baronessa Giampiccolo la famiglia iniziò a partecipare alla vita pubblica. I Nicastro raggiunsero l'opulenza nel 1760, data che segnò non solo l'ultimazione del palazzo, ma anche il momento di massima contribuzione di censo. 

Acquistata dal Comune nella seconda metà del XIX secolo, divenne sede della Cancelleria comunale e da essa ha preso il nome.

Title: Palazzo Mergulese Montalto

Palazzo Mergulese Montalto

Descrizione

È caratterizzato da un prospetto medievale, con pietre scure ben intagliate. 

Sul prospetto si aprono una trifora, una bifora e una semplice monofora. 

Gli archivolti della trifora sono decorati con motivi floreali, mentre la bifora offre un intaglio a spina di pesce, che sostengono due eleganti colonnine tortili con capitelli a grappa. 

Nel primo ordine vi è un portale chiaramontano, sovrastato da un'edicola contenente la lastra marmorea, che ne afferma la data di edificazione, e i due ordini sono divisi da un cornicione marcapiano a dente di sega. 

L'interno presenta un atrio con scala scoperta e un porticato con loggiato.

Riferimenti storici

Il palazzo fu costruito per volontà della nobile Macciotta Mergulese nell’anno 1397 e fu successivamente donato dalla regina Costanza d’Aragona alla famiglia Montalto nel XV secolo. Nel 1837, invece, fu arrangiato a lazzaretto in seguito al colera e accolse poi la comunità religiosa delle Figlie della Carità.

Title: Municipio

Municipio

Descrizione

Sede del Comune, è stato costruito nei primissimi anni del Novecento sul sito del demolito monastero delle Benedettine, annesso alla chiesa di San Giovanni Evangelista. 

L’edificio mostra elementi del primo Rinascimento fiorentino, come le bifore e il bugnato di Palazzo Rucellai, progettato a metà del Quattrocento da Leon Battista Alberti, ma anche citazioni michelangiolesche.

Riferimenti storici

Nel luogo in cui è stato edificato il Municipio esisteva, in passato, il monastero benedettino di S. Giovanni Evangelista. 

Accanto troviamo l’omonima Chiesa originaria del XIII sec, ricostruita nel XVIII dopo il terremoto del 1693.

Title: Palazzo Mezio Blanco

Palazzo Mezio Blanco

Descrizione

Il palazzo venne edificato dalla nobile famiglia Blanco  ed in seguito venne abitato anche dalla famiglia Mezio, nobili di Solarino.     

La facciata dell'edificio è disposta in tre ordini orizzontali: l'ordine inferiore possiede tre portali arcuati di cui quello centrale con una decorazione in pietra bianca, oltre ad essere inquadrato da eleganti pilastrini che sorreggono il soprastante balcone centrale; l’ordine centrale possiede il già citato balcone caratterizzato da un mensolone a forma di grifone, mentre quelli laterali possiedono mensoloni semplici, così come gli altri tre balconi dell'ordine superiore. Tutti i balconi hanno aperture sormontate da travoni merlati, l'unica differenza è che quelli dell'ordine centrale sono arcuate mentre quelle dell'ordine superiore sono rettangolari. Infine una bella merlatura cinge la facciata del palazzo.

Riferimenti storici

Nel 1997, venne intitolata una via e la Biblioteca Comunale.

Title: Palazzo Migliaccio

Palazzo Migliaccio

Descrizione

Il Palazzo Migliaccio è uno dei pochi monumenti quattrocenteschi rimasti in piedi dopo il terremoto del 1693.

Il palazzo è stato chiuso al pubblico poiché pericolante e la parte che si affaccia sul Largo Aretusa è stata restaurata, ed appartiene ad un hotel.

Spiccano i suoi portali d’ingresso e le finestre di forma arcuata, nonché i bassorilievi e le merlatura a zigzag in pietra lavica. 

È impostata con tre arcate oblique, delle quali solo la centrale ha ancora una parte dell'originario ventaglio di conci. 

Al piano superiore si apre una balconata a terrazza, decorata con blocchi di pietra lavica e alternati con conci di pietra calcarea bianca dalla linea spezzata.

Riferimenti storici

Fu voluto dalla nobile famiglia Migliaccio, principi di Baucina e marchesi di Montemaggiore Belsito. La famiglia Migliaccio fu per lungo tempo padrona della terra feudale di Montemaggiore Belsito che divenne marchesato nel 1878. 

Verso la fine dell’800 il principe Antonio Licata vendette il palazzo alla famiglia Troia di Villabate.

Title: Palazzo del Vermexio

Palazzo del Vermexio

Descrizione

Il palazzo del Vermexio, detto anche Palazzo del Senato, era, in origine, un cubo perfetto, diviso a metà altezza da un lungo balcone che separa, anche stilisticamente, i due ordini: l’inferiore rinascimentale, il superiore barocco. 

Il primo piano è impostato su schemi classici, con le grandi finestre timpanate, le paraste decorate in bugnato dorico toscano e la trabeazione decorata con triglifi e metope. 

Chiude la costruzione una vasta decorazione con festoni, tra i capitelli ed un cornicione fortemente aggettante. In esso Vermexio volendolo quasi “firmare”, vi scolpì nell’angolo sinistro, un minuscolo geco (detto in siracusano “scuppiuni”) o lucertola: epiteto conferito all’architetto a causa della sua rara magrezza ed altezza. All’interno dell’atrio è parcheggiata la carrozza settecentesca (1763) del Senato, realizzata su modello delle berline austriache. 

I sotterranei del palazzo invece hanno restituito i resti di un primitivo tempio in stile ionico, risalente alla seconda metà del VI sec. Il basamento misura 59 x 25m. 

Sono sopravvissuti i frammenti di un enorme capitello e la parte inferiore di una colonna, che ha, la caratteristica di essere rivestita, fino a una certa altezza, da una fascia non scanalata, nella quale dovevano trovare posto dei bassorilievi.

Riferimenti storici

I più importanti interventi architettonici che riguardano il Palazzo Vermexio furono la realizzazione di un attico nel 1870 e, intorno agli anni ‘60, l’aggiunta di un nuovo fabbricato.

Gelone, una volta giunto al potere, abbandonò il progetto del tempio ionico preferendo avviare i lavori per la costruzione dell’Athenaion dorico.

Title: Ex Monte delle Prestanze

Ex Monte delle Prestanze

Descrizione

Il Monte delle Prestanze, detto anche Monte di Pietà, fu costruito sull’attuale piazza Umberto I, al posto della ormai abbattuta chiesa di Santa Caterina Vergine e Martire. 

Sotto il progetto del Bonaiuto dovevano esserci solo due livelli, con l’ingresso principale a nord, sulla Via Teatro, con due scaloni, uno a destra e uno a sinistra, che portavano al primo piano, mentre il secondo piano venne realizzato nei primi del ‘900. 

Oggi è proprietà e sede del Banco di Sicilia, chiamata ora Unicredit.

Title: Palazzo Vescovile Schininà

Palazzo Vescovile Schininà

Descrizione

Il palazzo è su due livelli e presenta un ampio prospetto, arricchito dal portone centrale con arco semicircolare e sculture ornamentali. Al primo piano è composto da sette balconi, tra cui spicca il balcone centrale riccamente ornato da intagli e sculture. 

Dal cortile del palazzo parte un sontuoso scalone, delimitato da eleganti balaustre in pietra che conducono al piano nobile del palazzo.

Riferimenti storici

Il palazzo venne costruito verso la fine del Settecento dalla Famiglia Schininà di Sant’Elia. Nella prima metà del XIX secolo venne ereditato dai figli Giuseppe e Giambattista, che lo divisero in due parti, dove nell'ala sud, nel 1841, nacque la Beata Maria Schininà del Sacro Cuore. L'ala nord, invece, dal 1926 al 1935 fu sede della Prefettura della nuova Provincia di Ragusa e, nel 1949, fu ceduto dalla marchesa Carlotta Schininà al parroco della chiesa di San Giovanni Battista perché divenisse sede del Seminario.

Oggi ospita anche il Vescovato e gli uffici della Curia Diocesana.

Riferimenti Botanici

Lo stemma della famiglia è composta da un giglio ed una cometa, sormontata da una corona, ed è posta sopra il portone d'ingresso.

Title: Palazzo Ventimiglia, La Rocca dei Vasi

Palazzo Ventimiglia, La Rocca dei Vasi

Descrizione

Il palazzo, costruito nel Settecento, è uno dei più noti edifici privati della città. 

Dimora di Benedetto Ventimiglia, uno dei più grandi artisti catalani della maiolica, il palazzo presenta una scenografica balconata e un portale finemente decorato in ceramica policroma invetriata, forse disegnata da Natale Bonajuto ma realizzata dallo stesso proprietario della casa.

Riferimenti botanici

Decorazione della balconata con maioliche floreali.

Title: Palazzo Napolino Tommasi Rosso

Palazzo Napolino Tommasi Rosso

Descrizione

La facciata comprende un portale d’ingresso, dove le colonne lasciano scendere ai lati degli eleganti tendaggi scolpiti nella pietra e la bocca di due leoni. 

Sopra il portale si trova un balcone in ferro battuto sorretto da mensole decorate con mascheroni.

Title: Palazzo Mazzone

Palazzo Mazzone

Descrizione

L’edificio è stato progettato dall’architetto catanese Tommaso Malerba intorno al 1904, secondo una mescolanza di elementi ripresi da diversi movimenti storici e contemporanei, caratterizzato da linee severe ed essenziali e da archi intrecciati che formano cupole in stucco o gesso modellato,  da ceramiche a lustro, da mosaici in ceramica, da rilievi scolpiti e sobrie decorazioni architettoniche. 

Su tutta la facciata sono distribuiti dei fregi, che interpretano stilemi ad intrecci di tradizione nord europea e islamica.

Riferimenti storici

Figura dominante del periodo fu Filadelfo Fichera, al quale si devono gli scavi e i lavori che portarono alla luce l'Anfiteatro di piazza Stesicoro dal 1903 al 1907 e progetti edilizi e sanitari. 

Nel 1905 si iniziò anche il servizio tranviario cittadino con le tre linee da Piazza Duomo a Picanello, a Cibali e a Guardia.

Title: Palazzo Trigona

Palazzo Trigona

Descrizione

Questo palazzo, considerato come il palazzo barocco più bello della città, apparteneva alla potente famiglia Trigona, marchesi di Canicarao. 

Sulla facciata troneggiano tre grandi aquile aragonesi in pietra, a memoria delle origini regali della famiglia, è divisa in due ordini orizzontali e in tre corpi, e presenta un’imponente portale arcuato posto in corpo avanzato delimitato da un doppio ordine di pilastri, con capitelli di tipo corinzio, arricchiti da formelle in bassorilievo raffiguranti motivi floreali, che sorregge il possente balcone centrale, racchiuso da una pregevole inferriata in ferro battuto. A fianco del portale vi sono sei finestre per lato che si presentano di forma trapezoidale, incassate in un elegante cornice di pietra bianca, arricchite nella parte superiore da timpani circolari a base aperta e da cartigli posti nella parte inferiore. Sotto le finestre più esterne vi sono due portoncini arcuati che conducono ai magazzini sotterranei del palazzo. 

Il cortile interno è delimitato da grandi balconate, che si proiettano dalla facciata interna in ordine decrescente, fino ai piani più bassi.

Riferimenti storici

Nei sontuosi saloni venivano organizzati i balli in onore della regina di Napoli, ai quali partecipava tutta l’aristocrazia netina.

Un ala del palazzo Trigona viene gelosamente custodita, quale abitazione, dall’ultima marchesa di Canicarao, mentre il resto dell’edificio, proprietà del Comune, è già in gran parte ristrutturato e ad oggi ospita conferenze, mostre e convegni. 

A restauro ultimato divenne anche sede dell’Istituto Internazionale di Scienze Criminali. 

Il palazzo venne progettato in un primo momento da Rosario Gagliardi ma venne poi completato da Vincenzo Sinatra e i fratelli Labisi.

Title: Palazzo Biscari

Palazzo Biscari

Descrizione

Al palazzo si accede attraverso un grande portale su via Museo Biscari, adornato di una grande scala a tenaglia. All'interno si trova il "salone delle feste" in stile rococò, dalla complessa decorazione fatta di specchi, stucchi e affreschi. Il cupolino centrale, precedentemente utilizzato come alloggiamento dell'orchestra, è coperto da un affresco raffigurante la gloria della famiglia Paternò Castello di Biscari, e vi si accede attraverso una scala decorata a stucco all'interno della grande galleria affacciata sulla marina.

Riferimenti storici

L’edificio venne realizzato per volere della famiglia Paternò Castello dei principi di Biscari a partire dalla fine del Seicento e completata nel secolo successivo, in seguito al catastrofico terremoto dell'11 gennaio 1693.

Title: Palazzo Ducezio

Palazzo Ducezio

Descrizione

Questo palazzo è sede del municipio e la sua denominazione è in onore di Ducezio, fondatore della città. Fu progettato da Vincenzo Sinatra nel 1746, ma venne portato a compimento solo nel 1830 e il secondo piano venne costruito nella prima metà del XX secolo dall'architetto Francesco La Grassa. 

La facciata, convessa, è caratterizzata da 20 arcate, sorrette da colonne con capitelli ionici nella sezione inferiore e da tredici finestroni rettangolari nella sezione superiore. 

All'interno abbiamo la sala degli Specchi, il salone ovoidale arredato con mobili in stile Luigi XV e grandi specchi, scolpiti dall'avolese Sebastiano Dugo. Nella volta della sala campeggia La Fondazione di Neas, affresco neoclassico del pittore Antonio Mazza, che raffigura la fondazione di Noto da parte del condottiero siculo Ducezio.

Riferimenti storici

La pittura centrale sulla volta, attribuita ad Antonimo Mazza, è stata realizzata nel 1826, e raffigura una allegoria di Ducezio, dove un ufficiale mostra il sito di Neas sul monte Alveria, sito sul quale, in età pre-ellenica, sarà riedificata la città fortificata di Noto Antica per difendersi dall'attacco dei Greci. Nei riquadri laterali vi sono, invece, iscrizioni che riguardano i fasti della città di Noto ed espressioni tratte da Diodoro Siculo, Littara e Randazzo. Sul lato sinistro v'è anche un telegramma di Garibaldi ai patrioti di Noto del 1860.

La Sala degli Specchi è il salone di rappresentanza della città e continua, ancora oggi, ad ospitare delegazioni illustri e manifestazioni di pregio, come la firma del protocollo d'intesa tra gli Otto Comuni UNESCO per la creazione del distretto culturale. Il salone è stato utilizzato per ricevere molti Capi di Stato e, dopo la chiusura negli anni Novanta e il successivo restauro, è stato riaperto il 14 luglio del 2001 in occasione della visita della delegazione del Governo Ungherese, per il gemellaggio tra la città e l'Ungheria, che coinvolgeva i due poeti Sador Petofi e Giuseppe Cassone, traduttore italiano del poeta ungherese. In quell'occasione il governo ungherese ha regalato alla città un busto in marmo, oggi posto all'entrata del Municipio.

Title: Garage Musumeci

Garage Musumeci

Descrizione

Il Garage Musumeci di Piazza Bovio è considerato uno dei palazzi più rappresentativi progettati da Francesco Fichera. Fu inserito nel 1931 nel Tavolo degli Orrori del MIAR (Movimento Italiano per l’Architettura Razionale), dove il gruppo espose presso la galleria romana di Pietro Maria Bardi un pannello che prendeva in giro le realizzazioni degli accademici, con un collage con immagini di cattivo gusto. L’angolo del prospetto principale si trasforma in una morbida curva dove i tasselli dorati dei mosaici risplendono al sole.

Title: Palazzo Zacco

Palazzo Zacco

Descrizione

L'edificio ha due prospetti con sei ampi balconi. Sul prospetto principale si aprono tre balconi, quello centrale che poggia sulle due in pietra pece con capitello corinzio, che delimitano l'ingresso, i due laterali, invece, hanno grandi mensole con la raffigurazione di musici che sovrastano volti grotteschi e raffigurazioni antropomorfe. Particolarmente originale è la mensola centrale del balcone laterale destro, con il musico che suona le maracas ed il sottostante mascherone che si rivolge ai passanti con una smorfia burlesca.  Anche nel prospetto laterale si trovano tre balconi, tra cui spicca quello al centro, che si appoggia su cinque mensoloni: uno centrale, più grande, raffigurante una sirena e quattro laterali con la raffigurazione di suonatori di flauto e di tromba. Anche la cornice dell'apertura è ricca di sculture, al centro del quale si trova la statua di S. Michele Arcangelo.

Riferimenti storici

Il palazzo venne edificato nella seconda metà del secolo XVIII dal barone Melfi di S. Antonio ed acquistato alla fine del secolo successivo dalla famiglia Zacco, da cui ha preso il nome.

Riferimenti Botanici

Nel cantonale d'angolo si trova lo stemma gentilizio della famiglia Melfi, delineato da una cornice di foglie d'acanto su cui si appoggia un puttino, mentre un altro tira fuori la testa dal lato opposto (Acanthus spinosus rappresenta il prestigio ed il benessere materiale, perché in passato veniva utilizzata per adornare le vesti dei personaggi più illustri).

Title: Palazzo Baldanza-Denaro

Palazzo Baldanza-Denaro

Descrizione

All’interno l’edificio presenta un prospetto composto da una sequenza di lesene con alto basamento in pietra di S. Barbara, con due elevazioni fuori terra e un piano mezzanino, posto fra il piano terra e il piano nobile. C’è molta decorazione barocca, come i mensoloni con maschere e bassorilievi, le cornici delle porte-finestre decorate con volute, i cammei e le modanature e la ringhiera con aste in ferro battuto. Nel prospetto il portale è limitato da due lesene, sormontato da una trabeazione con triglifi e raccordate tramite una cornice alla tribuna sovrastante.  

Il palazzo è attualmente sede dell’Associazione Turistica Pro Loco.

Title: Palazzo Cosentini

Palazzo Cosentini

Descrizione

L'edificazione del palazzo risale al terzo quarto del XVIII secolo per iniziativa del barone Raffaele Cosentini e del figlio Giuseppe e si concluse nel 1779. 

Il prospetto principale dell'edificio, a due piani, è delineato da due alte paraste, che terminano con un curioso capitello, arricchito da festoni e dalla conchiglia. I tre balconi del piano nobile si caratterizzano per la decorazione delle mensole, con mascheroni dai volti grotteschi e deformi; nel primo a sinistra sormontati da figure di musici, in quello centrale da figure alludenti all'abbondanza e in quello a destra con personaggi del popolo.

Riferimenti storici

Il palazzo si trova alla confluenza di due importantissime vie di comunicazione della città antica, la Salita Commendatore con la scalinata che metteva in comunicazione il quartiere inferiore con quello superiore e la strada di S. Rocco. Per questo motivo ai due cantonali si trovavano, come ci dice una descrizione dei primi anni del secolo XX, le statue dei protettori dei viandanti: S. Francesco di Paola, ancora esistente, e San Cristoforo o S. Rocco.

Iconografia

Nel prospetto laterale vi sono cinque mascheroni grotteschi che tengono in bocca animali simbolici, come la serpe e lo scorpione, sovrastati da figure allegoriche dell'abbondanza, come donne con grandi mammelle ed uomini che reggono cornucopie colme di frutti, alludendo alla ricchezza, vera o solo esibita, dei proprietari.

Title: Palazzo Niceforo

Palazzo Niceforo

Descrizione

Il palazzo presenta un interessante portale ricco di figure antropomorfe, sovrastato da un balcone con ringhiera in ferro battuto e mensoloni antropomorfi, ed è considerato uno degli esempi più belli dell’edilizia aristocratica del post-terremoto.

Title: Palazzo La Rocca

Palazzo La Rocca

Descrizione

Il palazzo fu costruito per iniziativa di Don Saverio La Rocca, barone di S. Ippolito. 

Di questa antica dimora dei La Rocca sono ancora visibili alcuni resti murari, con caratteristici archi ad ogiva. Il prospetto ad un piano, sobrio ed elegante, è caratterizzato da sette balconi sorretti ognuno da tre mensole in pietra pece, di cui le laterali sono più piccole mentre la centrale è più grande, che segue la curva del balcone. In esse vi sono raffigurate delle figure antropomorfe tra cui particolarmente interessanti il flautista, il suonatore di liuto, la popolana col bimbo in braccio, con i puttini nelle mensole piccole laterali. Dal grande portone d'ingresso si accede ad un atrio, in fondo al quale si trova una elegante scalinata a due rampe, da cui si accede alle stanze del piano nobile, che conservano ancora arredi settecenteschi, come le porte laccate ed i pavimenti in pietra asfaltica ed in maiolica. La facciata è chiusa da due paraste cantonali ed in basso da un cornicione continuo.

Title: Palazzo Caruso (Judica–Cafici)

Palazzo Caruso (Judica–Cafici)

Descrizione

La sua forma rettangolare, inquadrata da due pilastri, conferisce all’edificio una certa sobrietà spezzata dalle forme armoniose del portale d’ingresso, di forma arcuata ed inquadrato da un corpo a gradoni, accanto al quale vi sono quattro aperture di forma rettangolare con finestrone superiore. I mensoloni, presentano pregevoli figure antropomorfe scolpite in bassorilievo, raffiguranti mascheroni grotteschi, volti di bambini e teste di animali mitologici. 

Lo stile architettonico del palazzo risente di un tardo influsso barocco. 

L’interno presenta ariose stanze decorate con stucchi policromi e ammobiliate con mobili d’epoca. 

Riferimenti storici

Ad adornare alcuni dei mensoloni, oltre ai volti antropomorfi, vi sono incise figure mitologiche e simboliche, quali grifoni, serpenti e volatili di vario tipo.

Note bibliografiche

‘’Guida d’Italia’’ - SiciliaTouring Club Italiano

Title: Palazzo Fava

Palazzo Fava

Descrizione

Con una facciata che da in Via San Bartolomeo ed un’altra che si affaccia in via Castellana. Il palazzo è caratterizzato dalla ricca decorazione del portale che, racchiuso da semicolonne corinzie, presenta putti, elementi floreali ed è sovrastato da un timpano contenente uno stemma. 

Altro elemento di rilievo sono le mensole a sostegno dell’unico balcone, dove sono rappresentati due grifoni e due cavalli alati, con code pisciformi e mascheroni barocchi.

Riferimenti storici

Il Regno di Sicilia, tra il 1734 e il 1816, fu governato dalla dinastia borbonica, a seguito dell'incoronazione di Carlo III di Spagna nella cattedrale di Palermo, capitale del regno. 

Ancora oggi un monumento posto all'ingresso della cattedrale ricorda l'evento.

Iconografia

Sui mensoloni sono presenti figure mitologiche, come grifoni, cavalli alati e mascheroni grotteschi.