I tre siti Unesco della Sicilia sudorientale e meridionale, Villa romana del casale (1997), Val di Noto, le città tardo barocche (2002) e Siracusa e le necropoli rupestri di Pantalica (2005) pur riguardando beni molto differenti tra loro per tipologia, per epoca di realizzazione e per estensione, possiedono una caratteristica comune individuata dal secondo tra i criteri di iscrizione per l’inserimento nella Lista del Patrimonio Mondiale: mostrare un importante interscambio di valori umani, in un lungo arco temporale o all’interno di un’area culturale del mondo, sugli sviluppi nell’architettura, nella tecnologia, nelle arti monumentali, nella pianificazione urbana e nel disegno del paesaggio.
Il riferimento al paesaggio, finora rimasto in secondo piano rispetto agli altri, può diventare sia l’elemento unificante i tre siti che il fattore che, ricollocando i beni all’interno del territorio che li ha prodotti, si rivela determinante per riverberare il loro ruolo culturale, economico e sociale in contesti spesso indeboliti da scelte di politica economica sbagliate, dalla migrazione delle giovani energie e dal mancato riconoscimento della rilevanza del territorio nelle sue interezza e complessità.
Il percorso tra questi tre siti Unesco è non solo un viaggio nei luoghi della Sicilia più profonda, più caratteristica, più vera, ma anche un viaggio attraverso il tempo dalla preistoria all’era moderna passando per le epoche greca e romana e perfino per quella medievale fortemente presente in alcune delle città legate ai siti: un viaggio in uno dei paesaggi più complessi e più affascinanti del pianeta, in cui la specificità dell’ambiente naturale è stata culla di innumerevoli fasi di civilizzazione e di altrettante fasi di abbandono, in cui ogni cultura ha fatto proprio, interpretato, modificato, utilizzato il complesso ereditato da quella precedente.